A MAMADOU manca l’ultimo passo, poi il suo sogno si realizzerà: ottenere un documento dal Senegal per potersi finalmente imbarcare e vivere a Senigallia facendo il pescatore. Il ragazzo, 18 anni compiuti da poco, ha raggiunto l’Europa nel 2009, da solo, con un viaggio avventuroso che attraverso l’Oceano Atlantico lo ha portato prima in Spagna e poi in Italia, nelle Marche. Dopo anni difficili, come accade a tanti minori stranieri che arrivano nel nostro Paese, ora il peggio è alle spalle e Mamadou ha il cuore pieno di speranza. E’ stata la passione per il mare a condurlo sulle coste dell’Adriatico.

«VOGLIO fare il pescatore come mio padre — dice al telefono in un italiano ancora stentato ma efficace, mentre in sottofondo si sente lo sciabordio del mare —. Lui è rimasto in Senegal con la mia famiglia, ho un fratello e due sorelle. Ogni mese mando un po’ di soldi, certo sono pochi, ma così li aiuto». A Senigallia Mamadou lavora per il peschereccio ‘Strasordine’. Con tanto impegno e grinta. «Vado al porto alle 4 e ci rimango fino alle 11. Qui — sottolinea — sono tutti bravi con me. Per questo, il mese prossimo andrò in Senegal per prendere il documento e poi diventerò pescatore».
Il senegalese, infatti, senza quella carta non può andare per mare. E quando vede i compagni salpare vorrebbe essere con loro. Ma non può. Per il momento, allestisce l’imbarcazione con gli altri componenti dell’equipaggio, prepara le boe per l’allevamento dei mitili, poi, al rientro della ‘Strasordine’, porta a terra le casse con le cozze appena raccolte, mentre sul molo appare la fila dei container. «Anche in Senegal pescavo — ripete — mio padre aveva una grande barca e io da quando avevo 10 anni lo aiutavo. Io so fare il pescatore e voglio continuare a vivere qui». Tutti fanno il tifo per Mamadou. «E’ una persona splendida e ama tantissimo il mare — conferma uno dei componenti dell’equipaggio — per questo vogliamo aiutarlo a lavorare al meglio».

AL RIENTRO dal Senegal, con i documenti in tasca, è in programma la svolta, il passo definitivo. «Ora va avanti con una borsa lavoro, dopo potrebbe avere un contratto per imbarcarsi — spiega Giovanni Siena, responsabile della comunità ‘Agorà’ che opera in collaborazione con ‘Save the Children’ — e realizzare il suo sogno. Gira con le foto della barca del padre nel taschino. Quando lo abbiamo incontrato era minorenne, senza documenti, e così è stato ospitato qui vicino, nella nostra struttura di Corinaldo. A Senigallia si è inserito bene, ha amici, sia connazionali sia italiani, e si è creato anche nuovi interessi, come il rugby, tanto da essere entrato in una piccola società. E, anche se ormai è maggiorenne, gli stiamo ancora accanto». Almeno fino a quando non diventerà un pescatore ‘vero’.

di Donatella Barbetta
– Senigallia (AN) –